Ai tempi del Muro, chi viveva nei quartieri intorno alle carceri, non aveva la minima idea di cosa succedesse dentro quel mastodontico complesso situato sulla Gensler Strasse. Il racconto di un ex internato, Gilbert Florian
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Tra gli sguardi impressionati dei turisti, due occhi blu compassionevoli chiedono: «Ma lei come ha fatto a resistere? - E Florian: -In quei momenti chiudevo gli occhi e cercavo di non pensare a nulla, cercavo di dimenticare che esistevo, mi annullavo». Una signora: «E come riesce a spiegare tutti i giorni ai turisti le torture che ha subito?» Florian: «Ci tengo che tutti sappiano cosa è stato compiuto in questo luogo. Le chiavi del carcere ce le ho io ora. Posso entrare e uscire quando voglio e questa è la mia rivincita. Hanno fallito».
E a proposito del tutor, che fine ha fatto? L'hai mai rivisto? E' cambiato? «Il "Major"? L'ho incontrato per caso successivamente alla caduta del Muro. Era il 1991 e mi trovavo nei grandi magazzini Kaufhof ad Alexander Platz. Stavo salendo le scale mobile e lui dall'altra parte stava scendendo. Mi batteva il cuore forte, non avevo paura di lui, oramai non poteva fare nulla, ma ero emozionato. Mi chiedevo se si fosse pentito e se un giorno fossi riuscito ad intervistarlo (allora stavo scrivendo un libro). Vedo che si avvicina, mi riconosce subito. Mi porge le sue più sentite scuse per tutto quello compiuto. Si vergogna ed è sincero. Mi promette che si renderà disponibile per darmi tutte le informazioni che desidero sui documenti del mio arresto». «Vede - esclama Florian - il 99% degli ex uomini della Stasi credono di aver fatto la cosa giusta, perché hanno obbedito al loro dovere. Sono rimasti ottusi e non hanno né la volontà né la forza di abbandonare le grandi menzogne, compagne di viaggio di una vita. Sono dei poveretti, dei vecchi uomini insignificanti».